martedì 27 settembre 2011

PICCOLE ANIME GEMELLE CRESCONO

Quando Benny è venuta a lavorare con noi, 7 anni fa, tutti hanno pensato che doveva esserci qualcosa, tra me e lei, al di là delle differenze iniziali. Di interessi, soprattutto; studi naturalistici lei, letterari io. E di situazione. Lei aveva una vita privata stabile e quasi nessuna amicizia, io avevo alcune storie finite senza lasciare strascichi e diverse amiche importanti per le quali mi sono sempre ritenuta molto fortunata. Lei faceva il censimento degli ungulati e io interpretavo Columbia del Rocky Horror Show a teatro con un gruppo di amici. Lei indossava intimo coordinato tutti i giorni e non andava a letto se non dopo aver lavato i piatti, io non ero mai in casa e la mia raccolta differenziata dell'organico, nella pattumella chiusa, faceva marcire il sacchetto in mater-bi (con conseguente sgocciolamento di liquido puzzolente) ogni settimana, figuriamoci se potevo pensare a coordinare l'intimo! Lei vestiva sportiva ma formale, io ero nel mio periodo "vitaminico". Dopo l'indigestione di glamour della mia vita precedente ho adorato per anni gli accostamenti di colori solari, che in ufficio ricordano ancora: giallo e fucsia, arancio e rosa, viola quando ancora non era stato sdoganato dalle tendenze moda.
A guardarci bene, però, siamo piuttosto simili: entrambe minute, capelli dritti, occhiali, naso abbastanza importante, risata solare e contagiosa (alcuni dicono molesta, ma è solo invidia, certo!).
Da subito c'è stata una strana telepatia: non ci conoscevamo ancora e capitava spessissimo che dicessimo la stessa cosa nello stesso momento. E' successo così tante volte che per tutti siamo diventate "le gemelline".
I mesi successivi sono stati pesanti, per entrambe, pur per situazioni diverse. Abbiamo condiviso molte cose (anche senza saperlo, a distanza di tempo) e ci siamo state vicine.
Poi, di nuovo, le situazioni hanno ritrovato un loro equilibrio, e di nuovo ci siamo un po' perse. Nel frattempo lei è andata ad abitare fuori dalla città, Q.B. è nato e per anni ci siamo concentrate sulle nostre vite, stimolanti e impegnative, faticando un po' a trovare spazi e tempo per condividere ancora delle cose, come se non fosse mai il momento. Poi, come a volte succede, ci siamo ritrovate adesso, dopo anni, entrambe single, entrambe con i propri impegni ma con la testa più libera e la voglia di riprendere in mano un filo mai interrotto.
Due domeniche fa ci siamo dette che avremmo fatto qualcosa insieme. Un'escursione, finalmente! ho proposto io, che in questo periodo ho voglia di stare all'aria aperta, di camminare, di respirare la natura e concentrarmi su quello che mi sta intorno, staccando i pensieri degli ultimi mesi. Pensavo sarebbe stata contenta di condividere con me qualcosa che ama tanto. Invece... Il Festival della Filosofia! ha cinguettato.
... Incredibile! Ci siamo ritrovate, dopo anni, ma come se ci fossimo scambiate di posto, con la voglia di sperimentare, e di spostarci un po' dalle cose che ci hanno sempre interessato.

p.s. Fortunatamente le conferenze della domenica pomeriggio si sospettavano un po' troppo istituzionali. Così siamo andate a fare l'escursione. Abbiamo camminato, ha iniziato a piovere, ci siamo riparate sotto una tettoia per mangiare, siamo entrate in un bar nell'attesa che spiovesse. TUTTO QUESTO senza smettere un attimo di parlare. Quando poi avevamo deciso che era ora di scendere anche se ci saremmo bagnate, è apparso IL CASARO gentiluomo, un ragazzone della zona che gli avventori del bar hanno convinto a darci un passaggio in macchina.
Ma questa, come si dice, è un'altra storia.




domenica 18 settembre 2011

Una piccola crepa

In marzo io e il mio compagno abbiamo deciso di separarci. Il giorno dopo (IL GIORNO DOPO sul serio, non era per dire...) lui si è rotto il tendine di Achille giocando a calcetto. La mia amica naturopata ha sentenziato che non era emotivamente pronto ad affrontare la situazione. Non so dire se fosse davvero così, ma abbiamo tenuto in sospeso la situazione per un po'. E probabilmente abbiamo potuto abituarci entrambi all'idea che LA COSA sarebbe davvero accaduta, a breve. Io ci pensavo da tanto, comunque. Ho pensato, riflettuto, ho pianto, mi sono confrontata, mi sono raccontata bugie pietose cui non potevo credere neppure io... Insomma, sono arrivata mediamente preparata, e consapevole. Profondamente consapevole, intendo. Anche per questo sono riuscita ad essere forte, determinata ma serena, per me e per gli altri: per colui che a breve sarebbe diventato il mio ex, per mio figlio, per i miei genitori (che, eufemisticamente, non l'hanno presa molto bene). Tanto che da quando ho traslocato, pur con tutta la tristezza del mondo, non ho pensato UNA sola volta, con terrore, MA CHE COSA STO FACENDO? Perchè quello che sto facendo è esattamente quello che voglio per me.

Oggi, per la prima volta, sono stata, da sola, in quella che per più di 4 anni è stata anche casa mia. Il mio ex e Q.B. sono al mare, per il weekend, e io sono andata a controllare le gatte. Ho pulito le cassette, gli ho parlato un po', e gli ho preparato da mangiare. Quando ho aperto il cassetto per prendere un cucchiaio, mi ha colto un moto di stupore, perchè non ricordavo più che le posate sono gialle. Come se quelle posate, con cui ho apparecchiato la tavola per 5 anni fossero parte di un passato talmente remoto che i suoi contorni risultano sfuocati, come se facessero parte della vita di qualcun altro. O di un'altra vita.

Dopo 5 minuti sono uscita, e in macchina, nel tragitto fino a casa mia, ho pianto. Lacrime silenziose, quasi dolci, profonde ma prive di angoscia. Una piccola crepa inevitabile, che si è curata da sola poco dopo. Io sono serena.
Ma vorrei, sempre e da sempre, che le cose non finissero mai.


- Posted using BlogPress from my iPad

martedì 6 settembre 2011

365 GIORNI ALL'ALBA

Anche prima che ci facessero rigorosi studi scientifici e lo scrivessero pure sul Corriere, sapevamo, per esperienza diretta, che i buoni propositi si fanno tra agosto e settembre, e NON a gennaio. A settembre inizia tutto. Noi pure ripartiamo rinfrancati, riposati, rilassati e rinvigoriti dalle vacanze estive. Quasi tutti, insomma. Io mi ritrovo un po' stanchina, alla fine di questa lunga estate, ma con tantissimi buoni propositi. Cosí tanti che devo metterli in ordine, prima di dare loro delle priorità che abbiano un senso. Oggi, poi, é anche il mio compleanno. 39. Oddio. Per la prima volta fa una certa impressione. Sarà che da sempre dimostro meno degli anni che ho, e che non ho coltivato, nel tempo, una sana e femminile passione per creme, cremine, impacchi, spa ecc, ma non sono topics su cui mi sono soffermata spesso.

Ieri peró c'é stata una specie di conta, in ufficio. É bastato che Esse, una delle mie colleghe, dicesse: "In questi giorni ho cosí male alla schiena che per alzarmi dal letto devo rotolare" che é stato tutto un alzare di mani e un grugnire di mestizia e comprensione. La collega Emme é appena tornata da una settimana a casa con la schiena bloccata, e non riesce a stare a sedere neppure sulla Stokke, la collega Gi (che comunque ha 10 anni meno di noi) ha uno strano dolore al piede per cui non trova una diagnosi (e tutte giú a trovare spiegazioni su spiegazioni che neanche il dottor House in una giornata buona é cosí prolifico), io avevo passato il weekend a nutrirmi di Oki senza grandi risultati e ho giurato che a pranzo sarei andata a fare Postural. A quel punto l'unico uomo dell'ufficio, quello che non parla mai, ha sentenziato: "Ragazze, dopo i 40 é peggio. É il tracollo. É la fine. Dopo i 40 quando vi viene il raffreddore, se prima con un'aspirina passava tutto, ci impiegherete almeno 4 giorni".

Bene. É fatta. Da oggi ho 1 anno esatto per trovare un rimedio. O per rassegnarmi all'Irrimediabile.

- Posted using BlogPress from my iPad

domenica 4 settembre 2011

DA GRANDE VOGLIO FARE...

LA PARRUCCHIERA - Ero molto piccola, forse non andavo ancora alle elementari. Per mettermi avanti e fare un po' di pratica, un giorno tagliai i capelli a una bambola. E poi a me, per vedere se lo stesso taglio mi veniva due volte. Per paura che mia madre lo scoprisse, nascosi subito i capelli tagliati sotto al divano!

Circa nello stesso periodo avevo un altro sogno: quello di fare LA CASSIERA AL SUPERMERCATO - ADORAVO contare i soldi e dare il resto. Diventare ricca non é mai stata una delle mie priorità: NON una volta ho pensato che quei soldi che contavo con tanto entusiasmo avrebbero potuto essere miei.

Alle medie decisi che avrei fatto LA PSICOLOGA - mestiere ancora poco conosciuto, negli anni '80, evidentemente, dato che un mio compagno di classe, stupito, mi disse: "Ahhh... Come la dottoressa Tirone!" che peró era una delle prime dietologhe televisive...

Con gli anni arrivarono altre idee e altri sogni: la giornalista, l'attrice, la cantante... Non avevo le idee molto chiare, ma per fortuna i miei genitori sí, in ogni occasione.

- Mamma, mi piacerebbe fare la giornalista...
- Scherzi?!? Vabeh, scrivi bene, ma sai quanta gente scrive meglio di te?!

- ...l'attrice?
- Nono, non sei abbastanza bella!!!

- ...la cantante?
- Guarda, sei intonata ma hai la vocetta...
(Vocetta, appunto).

- Ho deciso: mi iscrivo a psicologia!
E qui intervennero mio padre e mio fratello, all'unisono: - Mannoooo, non trovi neanche da lavorare, dopo... E poi alla fine diventi matta anche tu!
(...)


QB, Quel Bambino (mio figlio), ha quasi 5 anni, e anche lui ha già qualche idea sul suo futuro professionale.
Io ho deciso che MAI dalla mia bocca usciranno le parole "sei troppo... O troppo poco..." e che mai gli diró cosa deve fare senza prima parlare e ascoltare, instaurando un dialogo. Ecco, vorrei essere un punto di riferimento costruttivo, piú che normativo e basta. Ad ogni modo, lui é decisamente molto piú intraprendente e molto piú tosto di come ero io da piccola, quindi certe problematiche probabilmente non emergeranno.

Qui di seguito, in ordine di apparizione, quello che ha detto di voler fare, da due anni a questa parte:
- il poliSiotto
- la superspia
- il commerciante
- il sub
- lo scalatore di tutte le montagne del mondo
- il fotografo
- Bear Grylls (il protagonista di Ultimate Survivor)

Per adesso mi sono sentita di dirgli solo che c'é tempo, per decidere, ma che se vuole fare la superspia non puó fare anche il poliSiotto, perché per alcuni aspetti sono simili e non va bene. Era un discorso difficile, comunque (per me, soprattutto...). Se vuole fare la superspia, ho aggiunto, non deve dirlo a tante persone, sennó lo vengono a sapere le altre superspie nemiche, e non va bene neanche questo. Mi sembra che abbia capito tutto. Eravamo in macchina, io gli parlavo guardandolo nello specchietto. Lui é stato zitto un po' poi mi ha detto: "Allora dovete tenere il segreto anche voi, che io faccio la superspia, va bene?"
Gliel'ho promesso, con la mano sul cuore.

- Posted using BlogPress from my iPad

venerdì 2 settembre 2011

PSICO-PROPAGANDA

Metto subito le mani avanti: io la psicoterapia la farei obbligatoria per tutti, com'era il servizio militare, almeno un anno, se due meglio. Non dico che proprio per tutti sia una necessità imprescindibile, ma potrebbe fare bene a molti. Sicuramente a quelli che no, non ne hanno proprio bisogno. Che sí, magari ci andrei, ma solo se quella persona lí fosse davvero in gamba, e vedi anche tu quanto é difficile trovare qualcuno che sia al tuo livello. Ancora di piú a quelli che nono, io sto bene cosí, io le mie cose le faccio, la mia vita la vivo, e se dal di fuori potrebbe sembrare che a volte scappo, beh, é solo la mia modalità. IO FUNZIONO COSÍ.

Psicoterapeuti cani ce ne sono, e non possiamo negarlo. Ma ce ne sono anche tanti bravi. Professionisti che sono in grado di accompagnarti per un pezzetto del Tuo viaggio con discrezione ma diventando una presenza di riferimento quando lo chiedi, con intelligenza, competenza, cuore e intuito.

Se arrivi a conoscere, anche e soprattutto emotivamente, tutte le parti di cui sei fatto, quelle che ti piacciono ma anche quelle che non vorresti neppure prendere in considerazione come tue (e solitamente sono quelle che piú ti infastidiscono quando le riconosci negli altri) non hai piú cosí bisogno di difenderti, di aggredire, di giudicare, neanche di provare a essere perfetto. Quando conosci e accetti quello che sei veramente, allora puoi permetterti il lusso di essere morbido, di smussare gli angoli. Tanto, qualsiasi cosa succeda, resti in piedi, perché sei centrato su di te. E da lí puoi fissare il tuo sguardo su quello che c'é fuori: la tua carriera, le relazioni, le tue passioni, le difficoltà. La VITA.

Lo confesso: a me sarebbe piaciuto essere diventata quella che sono con leggerezza, senza fatica, da subito; ma non é stato cosí. E in tutte le cose che ho fatto una parte di energia l'ho sempre spesa per combattere contro di me, quella me stessa che non riconosceva le mie esigenze, i miei desideri, i limiti e le possibilità che avevo, quella me stessa che non accettandosi pienamente spesso non ha saputo dare una direzione chiara ai propri sogni. Ogni tanto, ancora, mi chiedo cosa avrei potuto fare, e chi avrei potuto essere, se non fossi stata a tratti cosí ingarbugliata.
Ovviamente questa risposta non esiste. Ognuno di noi é quello che é per le cose che vive e per quello che lascia andare, per i rischi che prende, per le persone che incontra e a cui permette di entrare nella sua vita e per le volte che si chiude in sé senza neppure provare.

Adesso, peró, che mi sento piú leggera, che non ho paura di quello che non é reale, che non ho bisogno di aggiustare le cose anche se le rompono gli altri, so che posso contare su di me. Anche quando sono da sola.

E allora GRAZIE, davvero, di cuore, alla dottoressa Pi, che é dolce, divertente e sorride come la Cortellesi. Che capisce quello che le dico anche se parlo per 40 minuti senza interrompermi e ricorda tutto anche a distanza di mesi (a volte, ancora, mi domando come fa).


- Posted using BlogPress from my iPad