Da bambina vocetta era piccola, come le sue corde vocali sottili. Aveva imparato presto a tenersi le parole dentro, senza chiedere. Per questo leggeva tanto. Evidentemente il mondo era molto grande, pieno di cose che lei non poteva capire, e bisognava stare attenti a non fare troppo rumore. Non si doveva disturbare, ecco.
Vocetta era così brava che a volte le sembrava di parlare ma nessuno le rispondeva, tanto che poi le veniva il dubbio: ma aveva detto qualcosa o no?
Con gli anni le cose sono cambiate in modo incisivo, e vocetta è fieramente passata indenne attraverso una laurea, un buon numero di colloqui di lavoro e anche diversi spettacoli teatrali, musical, saggi di danza e soprattutto temutissimi corsi di improvvisazione. Una volta è persino riuscita a chiedere un aumento. Non gliel'avevano dato, ma aveva potuto utilizzare le ore di lavoro in più (altrimenti perse, visto che l'hacienda non riconosceva gli straordinari) come ore ferie/permessi.
Oggi però, già abbondantemente superata l'ora di pranzo, ho chiamato a tavola per la centesima volta Lui e Quel Bambino, che si ostinavano a fare la lotta sul tappeto. Ho mangiato il minestrone da sola con poca convinzione. Sono tornata in salotto dove la sessione di wrestling non era ancora terminata pensando a come fare per dividerli.
E lì, per un attimo, mi sono vista da fuori, come un'illuminazione di Joyce. Avevo le mani sui fianchi, i capelli senza fissa dimora e gli occhi tra lo spiritato e il rassegnato.
Prima di dare giusto sfogo all'ira della donna di casa trascurata ho capito che avanti sì, ci sono andata, ma che di passi, ancora, ne ho da fare tanti.
Felice di lasciar il primo commento sul tuo blog, che sarà bellissimo, lo sappiamo già. Intanto l'inizio promette molto bene...
RispondiElimina